Domanda della settimana: “…ma tu sei quello che fa la Riflessologia Plantare?”
Beh, no, in effetti, ma anche un po’ sì, solo a me è arrivata la “cugina evoluta”! Io esattamente mi occupo di Riflessoterapia del Piede, secondo il metodo di Hanne Marquardt®, ecco così sono preciso!
E’ facile imbattersi in sedicenti riflessologi, sembrano nascere come funghi, e spesso raccontano che si può risolvere tutto con semplici pressioni al piede. Sì e no, secondo me, ma andiamo per ordine.
Stavo partecipando ad un percorso di specializzazione post diploma di Shiatsu, alcuni anni fa, e mi viene presentata questa disciplina. L’idea era di permettere ai corsisti di “sbirciare” altre possibilità di trattamento ed ampliare i propri orizzonti terapeutici. Ma chi mi trovo come insegnante? Non certo l’ultimo studentello, ma l’assistente storica di Hanne Marquardt, colei che sviluppò e brevettò il metodo, e che qualche anno fa ha lasciato questa dimensione. Dicevo che ho avuto l’onore di conoscere la Riflessoterapia direttamente dalle sapienti mani di Maria Kaserer, una bolzanina super, dalla rara profondità ed acume, sempre pronta alla battuta ed allo scherzo, così come alla disciplina ed allo studio approfondito. Lei rappresenta oggi il lascito di chi sviluppò l’idea originale e procede ad insegnarne i fondamenti.
Grazie a Maria sono rimasto incantato dalla efficacia ed alla forza di questo trattamento, al punto che sono stato a Bolzano a sviluppare queste tematiche proprio alla fonte.
Il principio di base è che il corpo come noi lo vediamo ha una sua “immagine” riflessa sui piedi ed è possibile stimolare e riequilibrare le zone del corpo attraverso pressioni bilanciate nei propri punti riflessi.
La logica di base è data dall’anatomia e la fisiologia del corpo come le conosciamo in occidente, ma supportata anche da spunti e collegamenti propri della Medicina Tradizionale Cinese, quindi si coinvolgono meridiani, 5 elementi e combinazioni varie (non è un caso che l’abbia conosciuta studiando Shiatsu). Il fine ultimo è il riequilibrio del corpo. L’idea, tipicamente orientale, è che un corpo in equilibrio non ha disturbi e, quando se ne dovesse manifestare qualcuno, starebbe ad indicare un disequilibrio su cui è bene intervenire in tempo utile.
Una breve digressione sull’idea orientale di salute: una malattia o un disturbo sono considerati un fallimento medico. Tradizionalmente la gente frequenta il “medico” due volte l’anno, il medico si occupa di consigliare come MANTENERE la salute in base alle persone che si trova davanti,la loro attività e l’ambiente in cui vivono. Tradizionalmente consiglia attività, alimentazione e terapie naturali, in base alle necessità specifiche. Un paziente ammalato è segnale che un medico non è bravo nel proprio lavoro, e, se deve intervenire per sanare una malattia, non viene nemmeno pagato!
Digressione necessaria.
Ma torniamo alla Riflessoterapia.
Questo intervento si concretizza in un lettino, su cui si stende il ricevente, mentre l’operatore sta seduto su di una sedia sul lato dei piedi del ricevente. I piedi nudi vengono quindi trattati con cura, delicatezza, ed attenzione secondo le aree riflesse da stimolare, in base alle logiche necessarie al caso. Le pressioni avvengono principalmente con i pollici, ma anche altre dita, in base all’anatomia dell’area da trattare.
La valutazione iniziale è palpatoria, e solitamente molto rilassante. Il trattamento può cambiare secondo le necessità, per evolversi, poi, in modo armonico sulle aree interessate. La durata non è mai particolarmente estesa e, solitamente, si richiede di restare sdraiati alcuni minuti alla fine, in modo da permettere al corpo di recepire gli stimoli ricevuti.
Fa male? Solitamente no, non è certo uno strumento di tortura, ma alcuni punti possono risultare un po’ fastidiosi, segno spesso di disarmonie in corso o in procinto di manifestarsi.
La proposta è sempre di concedersi un percorso di alcuni incontri, in modo da ottimizzare il beneficio del trattamento.
Una curiosità che amo particolarmente: quasi tutti noi riusciamo a raggiungere e toccare i nostri stessi piedi, diventa quindi possibile imparare a conoscere alcuni punti importanti per ciascuno di noi e provare a stimolarli da soli, a casa. Ecco a me piace molto questa parte, in cui, quando possibile, mostro alcuni punti e/o zone ed il modo in cui trattarli, così che il ricevente possa provarci a casa ed ottimizzarne i benefici, ripetendoli in autonomia tra u incontro e l’altro.
Dopo qualche anno di esercizio professionale mi sento di dire che trovo molto efficace questo tipo di approccio, meno invasivo dello Shiatsu, più discreto, anche se (forse) un po’ meno coinvolgente. L’efficacia c’è, ma, come in tutte le discipline bionaturali, non si può guarire chi non vuol essere guarito, no?
In ogni caso, io consiglio sempre una prova, così da farsi una propria idea.
😀 Andrea B. 🌟